«In un susseguirsi di immagini da cartolina e di citazioni cinematografiche, l’autrice ci porta in giro per New York a caccia della verità insieme a Penelope, protagonista ben determinata a risolvere la situazione e raggiungere i suoi obiettivi, nonostante gli imprevisti.» | Isabetta Vannelli, Libraia in soffitta
PERCHÈ HO SCRITTO QUESTO LIBRO
Ero stata negli anni ’80 a New York, e iniziava a mancarmi! Così, quando ho deciso di scrivere il sequel delle avventure di Penelope Pinto, l’eroina di Cocktail di cuori, sono tornata con lei nella Grande Mela. Con Penelope ho ritrovato i grattacieli dell’Upper East Side e la Festa di San Gennaro a Little Italy; con lei e Robin mi sono avventurata nel Bronx per risolvere il mistero di un manoscritto scomparso, mi sono intrufolata nelle stanze del potere al City Hall correndo non pochi rischi (lo leggerete!) e, come Madonna in Desperately Seeking Susan, ho trovato indizi leggendo un giornale su una panchina in Battery Park. E poi sono volata a Londra per il gran finale…
DI CHE PARLA

La 25enne Penelope Pinto ha ormai trovato la sua strada nel mondo editoriale. Dopo aver pubblicato il suo primo romanzo con la prestigiosa Martin & Cooper di Londra, è stata assunta nella casa editrice come addetta al marketing: le sorti dei più noti autori di bestseller – dopo l’impietoso editing dello spocchioso collega Edmund Zum Thor – passano per le sue mani. Tra party letterari e serate modaiole con l’amica inglese Olivia Parker-Kensington, e il rapporto con Robin, aitante space-clearer con la mania per l’ordine, la vita di Penny scorre tranquilla, con l’obiettivo di un suo nuovo romanzo e di un probabile avanzamento di carriera. Finché la sparizione di importanti documenti dal computer di Edy Thor non mette in discussione il futuro della casa editrice e, con esso, la promozione di Penelope! Non resta che mettersi sulle tracce del misterioso hacker, attraversando l’Atlantico fino a Manhattan per incontrare uno scrittore del Bronx, un politico rampante, una stagista arrivista, in una corsa contro il tempo: riuscirà Penelope a smascherare i colpevoli, a salvare la casa editrice e ad arrivare in tempo al matrimonio della sorella Carmela a Sorrento?
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I PARERI DELLE LETTRICI
«Con il suo solito umorismo, Chiara Santoianni ci propone un libro scanzonato e di piacevole lettura» | Alessandra Voto, L’angolino di Ale
«Un libro frizzante e leggero, perfetto per passare qualche ora piacevole. Robin è un personaggio che mi era piaciuto l’altra volta e che in questo nuovo libro ho adorato alla follia (il finale, per me, è me.ra.vi.glio.so).» | Noemi Oneto, Emozioni di una musa
«Le pagine di Chiara hanno tanto da dire: capitolo dopo capitolo, ci fanno sentire dive e investigatrici, al confine tra Il Diavolo veste Prada e la spy story, cambiando prospettiva, location e identità così come si cambiano pantaloni a sigaretta e camicette di seta in una giornata di shopping… Con sfrenata leggerezza e contagiosa allegria!» | Francesca Mogavero, I love wropping
«Tra equivoci, disavventure e obblighi familiari (il matrimonio della sorella), Penny dimostrerà ancora una volta di sapersela cavare anche nelle situazioni più assurde.» | Caterina, su Amazon
«Una lettura scorrevole e soprattutto certe volte anche molto divertente.» | Sabrina Vecchi, Libro fatato
«Una lettura fresca e piacevole.» | Sonia Graziano, Il salotto del gatto libraio
«Un libro da leggere assolutamente, leggero ma molto profondo.» | Sabrina, Libro fatato
L’ESTRATTO
Robin era appena uscito per impacchettare la casa dei Wilkinson e stavo finendo di mettere a posto i resti della colazione − plum-cake al ribes rosso e lamponi con spremuta d’arancia − quando il mio cellulare suonò di nuovo. I miei contatti stavano diventando mattinieri.
Interruppi le note della suoneria di Torna a Surriento e risposi a mia sorella.
«È un po’ che non ti fai sentire» le dissi. «Tutto bene lì da voi?»
«Più che bene, Pené. Sto da Dio. Devo darti una bella notizia.»
«Hai finalmente trovato lavoro?» L’allergia di Carmela per qualsiasi attività che non si svolgesse tra le quattro mura domestiche era proverbiale, ma ancora ci speravo.
«Ma che lavoro e lavoro, ho detto “una bella notizia”! Mi sposo.»
«Hai lasciato Vincenzo? E chi è il fortunato?»
«Pené, ma che hai capito? Mi sposo con Vincenzo. Si è convinto.»
Restai senza parole. Il fidanzamento di mia sorella andava avanti da dieci anni con alti e bassi, ma con una costante: per quanto Carmela si sforzasse di dimostrarsi il prototipo della moglie ideale, sviluppando ogni virtù casalinga, dalla preparazione del soufflé al ricamo a tombolo, Vincenzo faceva orecchie da mercante. In famiglia, eravamo ormai rassegnati al fatto che Carmela sarebbe rimasta single. Anzi, come dicevano i miei, “zitella”. E invece ora si sarebbe sposata.
«Sono felicissima per te!» le dissi. «E come sei riuscita a operare il miracolo?»
«Non sono stata io. Il miracolo l’ha fatto nostro Signore. Certo, un piccolo aiuto gliel’ho dato, bucando il… Vabbé, Pené, hai capito. Insomma, siamo incinti! Tra sei mesi sarai zia. Ma non dirlo a papà, eh? Lui crede che io e Vincenzo non abbiamo mai…»
«Certo, certo!» mi affrettai a rispondere, ben conoscendo le idee poco moderne di nostro padre. «E quando sarebbe il matrimonio, verso Natale?»
«No, Penelope. Tra quindici giorni. Il 6 ottobre alle 11, nella cattedrale di Sorrento. E tu devi essere la mia testimone.»
Se, fino a poco prima, la partenza per New York mi era sembrata piuttosto azzardata, adesso, con il matrimonio di Carmela alle porte, si presentava decisamente come una follia. Eppure, ero ben decisa a portarla avanti. Salutai mia sorella, raccomandandole di riguardarsi e promettendole che sarei stata da lei al più presto, e iniziai a fare le valigie. Per gli Stati Uniti.
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